Lo smartphone è diventato una parte del nostro corpo, lo abbiamo sempre con noi (in mano o in tasca) e lo guardiamo circa 200 volte al giorno. Ammettiamolo: ne siamo tutti più o meno dipendenti.
I problemi che può dare la cosiddetta “dipendenza digitale” sono tanti, tra i più importanti c’è la Fomo (Fear Of Missing Out), letteralmente la paura di perdersi qualcosa non controllando assiduamente tutti i propri profili social, e la Nomophobia, ovvero uno stato d’ansia che sale quando si rimane senza credito, senza batteria o senza copertura di rete, oppure quando si perde lo smartphone.
Chi soffre di questi disturbi spesso ha problemi nell’esprimere le proprie emozioni e fatica a prendere decisioni con lucidità.
Prendere coscienza di tutto ciò è fondamentale per salvaguardare la qualità della nostra vita e delle nostre relazioni interpersonali; la decisione di disintossicarsi per un periodo di tempo più o meno lungo quindi può venire solo da noi, se ci viene imposta molto probabilmente sarà destinata al fallimento.
Un po’ come quando decidiamo di smettere di fumare: ci riusciremo solamente se la decisione è partita da noi.
Il detox digitale non è il rifiuto di tutto ciò che è digital: una battaglia di questo tipo sarebbe persa in partenza perché ormai questo mondo è strettamente connesso (è proprio il caso di dirlo) con la nostra vita e con il nostro lavoro. Il detox digitale è utilizzare il digitale in modo intelligente e consapevole, è riprendere il contatto con il mondo intorno a noi e riposare la mente da stress e continue interruzioni.